Quando gli occhi parlano: modi di dire sull'occhio nella cultura popolare
Quante volte all’interno di un discorso, un libro oppure un film avrete sentito usare l’espressione “gli occhi parlano” (Fig. 1)? Un semplice modo di dire per indicare la capacità dello sguardo di esprimere una moltitudine di sentimenti senza nemmeno dover ricorrere all’uso della parola.
Ad ogni modo, mai come oggi scopriremo quanto questa frase sia veritiera non soltanto da un punto di vista allegorico, ma anche letterale. Basta, infatti, scorrere rapidamente attraverso il repertorio della lingua italiana per individuare tantissimi modi di dire che hanno come protagonisti l’occhio e lo sguardo. “Chiudere un occhio”, “In un batter d’occhio”, “A colpo d’occhio”, “Tenere d’occhio”, “Dare un’occhiata” e così via.
Tutte espressioni che al di là del loro significato letterale rimandano ad un significato metaforico non sempre, come in questi casi, di immediata comprensione.
Cosa sono i modi di dire
Nel parlato quotidiano, e spesso anche all’interno dello scritto, i modi di dire ci aiutano ad esprimere con maggiore forza il concetto che vogliamo rendere noto al nostro interlocutore. Nella lingua italiana, in particolare, esistono tantissime espressioni diventate ormai di uso comune. Siamo arrivati ad un punto tale che non ci rendiamo nemmeno conto di utilizzarle. In tutti questi casi si parla in grammatica di locuzioni o di frasi idiomatiche, il cui significato non può essere colto semplicemente attraverso la combinazione lessicale delle parti del discorso, ma anche grazie all’interpretazione che i diretti interessati sono abituati a darne.
Infatti, i modi di dire sono tipici di ogni lingua, in quanto legati all’idioma stesso e alla cultura di un certo Paese. Ecco perché le frasi idiomatiche tipiche dell’italiano non sempre possono essere tradotte letteralmente in un’altra lingua straniera. Ma quali sono e da dove nascono, dunque, i più comuni modi dire sull’occhio (Fig. 2a e 2b) della nostra lingua?
“Occhio per occhio e dente per dente”: la legge del taglione
Al giorno d’oggi sono davvero tantissimi i modi dire con protagonisti l’occhio e lo sguardo. Tuttavia, è bene sapere che non si tratta semplicemente di espressioni colorite entrate a far parte del nostro vocabolario in epoca recente. Di fatto, una prima testimonianza si ritroverebbe proprio nella Bibbia e nell’Antico Testamento. Qui l’occhio è spesso chiamato in causa soprattutto nella contrapposizione fra “l’occhio e lo sguardo di Dio e l’occhio e lo sguardo dell’uomo” (G. Trabucchi, L’occhio nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Edizioni MEDIABOUT, 2020).
Ad ogni modo, la presenza dell’occhio nella Bibbia non emerge soltanto in questa specifica chiave di lettura, ma torna anche attraverso una serie di modi di dire, tra cui la celebre espressione “Occhio per occhio e dente per dente” che sintetizza la cosiddetta ‘legge del taglione’. Un modo di dire che allude, come sappiamo, alla vendetta servita in egual misura rispetto al danno precedentemente subito. Un principio che parrebbe risalire ancora prima al Codice di Hammurabi (Fig. 3).
Forse proprio da qui, prima ancora che dalla letteratura, che ha preso ispirazione la cultura popolare, generando alcuni dei più celebri modi di dire e proverbi italiani sull’occhio.
L’occhio nella cultura popolare: modi di dire e proverbi
Nell’ambito della cultura popolare, accanto ai modi di dire sull’occhio, non possiamo infine non menzionare i proverbi. Dei motti che condensano in poche parole un insegnamento tratto dall’esperienza.
A tal proposito, possiamo citare espressioni come:
- “Occhio non vede, cuore non duole”: soffrire meno se non si vede qualcosa che non ci piace;
- “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”: gli occhi sono in grado di riflettere le nostre emozioni;
- “L’occhio del padrone ingrassa il cavallo”: chi si occupa in prima persona dei propri interessi li fa prosperare di più di chi li affida ad altri;
- “Guardare nel bianco degli occhi”: fissare dritto negli occhi il proprio interlocutore. Spesso usato in forma esortativa per richiedere la massima sincerità;
- “Far l’occhio di triglia”: guardare con espressione languida, dolce, innamorata; anche lanciare sguardi sdolcinati, oppure ammiccanti e allusivi;
- “Fare gli occhi dolci”: avere uno sguardo che esprime un languido amore (Fig. 4). In senso lato, cercare di sedurre una persona, corteggiarla, manifestarle il proprio interesse con fini sentimentali o sessuali, o più in generale cercare di conquistarne la simpatia o l’attenzione. Detto ironicamente, tentare d’ingraziarsiqualcuno e ricercarne l’alleanza.
Come possiamo quindi osservare in ognuno di questi casi, le principali immagini di cui si serve la cultura popolare derivano proprio dalla vita quotidiana, dalla dimensione religiosa (la ‘legge del taglione’) o, a volte, anche dalla superstizione (basti pensare al malocchio).
Se volessimo inoltre scavare più a fondo ed intrecciare la storia della cultura popolare con quella regionale non potremmo infine non menzionare almeno un paio di modi di dire dialettali. Tra i più famosi, i milanesi “Fa ballaa l’oeucc, me racomandi!” (lett. fai ballare l’occhio, mi raccomando!) e “Nient l’è bun per l’oeucc” (lett. niente fa bene all’occhio!). Il primo usato come ammonimento che invita a stare attenti e a tenere gli occhi bene aperti e il secondo che rimanda alla paura delle malattie oculari, ben radicata fin dal passato.
Insomma, se da un lato è vero che gli occhi sono da considerarsi una finestra sul mondo, allo stesso modo possono rappresentare una lente di ingrandimento sulla storia della lingua e della nostra cultura. Perciò, tenete sempre gli occhi aperti, date un’occhiata a tutto quello che vi circonda e, se qualcosa proprio non vi piace, potrete sempre chiudere un occhio!
Chi ha occhio, trova quel che cerca anche a occhi chiusi
(Italo Calvino)
Veronica Elia
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi di Milano n. 25154