Qual è la relazione tra la corsa e la visione? Ascoltiamo cosa ne pensa Giovanna Epis, una protagonista della maratona.
In questi ultimi anni il numero di donne e uomini che scoprono la passione per la corsa è in continuo aumento. Abbiamo tutti negli occhi le immagini dell’enorme quantità di partecipanti all’ultima maratona di New York. Interessante è stato osservare sia il numero dei corridori ma soprattutto le ali della folla incitante al bordo della gara.
Sono diversi i motivi che spingono migliaia di persone a dedicarsi a questo tipo di attività sportiva. Se chiediamo ad una persona: perché corri? La risposta è perché mi fa sentire bene. In effetti questa non è solo una sensazione ma qualcosa di più. Studi clinici dimostrano come l’attività sportiva – se condotta con costanza, in modo equilibrato e associata ad una corretta alimentazione – può aiutare a prevenire diverse patologie croniche dell’uomo. Dall’apparato cardiocircolatorio alle reti neurali, dal tono muscolare al rafforzamento delle articolazioni, dal sonno all’umore (Rory B. Weiner, Aaron L. Baggish. The Impact of Physical Activity (Running) on Cardiovascular Outcomes. American College of Cardiology. Expert Analysis. 5, 2015). Avvicinandoci, invece, al mondo delle emozioni, la corsa rappresenta tendenzialmente uno strumento per “guardare oltre”, superare i propri limiti, “educare” la nostra resistenza fisica e mentale (Luiz Carlos Hespanhol Junior, Julian David Pillay, Willem van Mechelen. Meta-Analyses of the Effects of Habitual Running on Indices of Health in Physically Inactive Adults. Sports Medicine, 45(10): 1455–1468, 2015).
Tutti gli apparati del corpo umano hanno un ruolo importante durante la corsa. Verrebbe da dire che durante questo tipo di attività sportiva siano principalmente l’apparato osteomuscolare e quello cardiocircolatorio che vengono messi sotto pressione. Questo è vero fino ad un certo punto. Durante la corsa tutto l’organismo umano è in azione, e oltre all’apparato osteo muscolare e quello cardiocircolatorio non dobbiamo trascurare il cervello ed i suoi organi sensoriali: la vista, l’udito l’equilibrio, la capacità propriocettiva.
Entrando nel campo delle malattie oculari vi sono dati scientifici che indicano come la corsa riduca lo stress ossidativo rallentando l’invecchiamento della retina, e contribuisca a prevenire in questo modo patologie retiniche come la degenerazione maculare. L’attività fisica può migliorare la circolazione a livello del nervo ottico prevenendo l’insorgenza del glaucoma (Ming Ming Zhu, Jimmy Shiu Ming Lai, Bonnie Nga Kwan et al. Physical exercise and glaucoma: a review on the roles of physical exercise on intraocular pressure control, ocular blood flow regulation, neuroprotection and glaucoma-related mental health. Acta Ophthalmologica, 96:676-691, 2018).
È evidente che dopo tutte queste considerazioni occorre confrontarsi con qualcuno che sia proprio un protagonista di questo sport per sentire dal vivo quanto corrispondano i dati clinici con quello che è la realtà quotidiana di un maratoneta. La fortuna è stata quella di poter intervistare Giovanna Epis, maratoneta olimpionica italiana e appuntato dell’Arma dei Carabinieri (sezione atletica leggera). Una professionista che rappresenta – con grande orgoglio per tutti noi – la nostra nazione, anche fuori dalla pista. La carriera sportiva, si sa, non è certo semplice, soprattutto quando i risultati del singolo escono dalla sua sfera privata per diventare un “trionfo” collettivo e nazionale. Giovanna Epis, però, riesce sempre a fare la differenza, senza farsi “intimidire” dal peso del suo ruolo. Insomma, una di quelle persone che sa essere protagonista e che abbiamo voluto conoscere per poter ascoltare il suo “punto di vista” sull’importanza della corsa e sugli effetti benefici che tale disciplina può comportare.
1. Il non vedere bene può rappresentare una limitazione importante nella tua disciplina (anche se non si tratta di uno sport da contatto o comunque non si basa su movimenti di precisione)? Durante la visita di idoneità sportiva agonistica sono previste valutazioni della vista? Ci sono delle limitazioni, vale a dire dei valori o patologie che determinano il mancato rilascio del certificato e quindi l’impossibilità di praticare la corsa a livello professionale?
R1. Sebbene la corsa non sembri una disciplina dove la vista possa apparire fondamentale al conseguimento del risultato, in realtà tale considerazione è erronea. Il controllo dell’avversario è molto importante se si vuole arrivare a primeggiare e, naturalmente, correndo tale controllo non è “diretto”. Durante una gara ci si accorge di quanto un avversario sia vicino con sguardi trasversali o semplicemente con la coda dell’occhio. Pertanto, è innegabile che, pur non trattandosi di uno sport basato su riflessi e cambi di posizione, la corsa richiede comunque una certa “gestione” della vista.
Per quanto riguarda la visita medico sportiva è richiesta una valutazione della vista. Personalmente ne sono più coinvolta essendo miope e astigmatica. Tuttavia, con l’uso di occhiali o lenti a contatto l’attività agonistica è sempre concessa. Io, infatti, utilizzo le lenti a contatto.
2. Quando corri guardi il contesto circostante (dal paesaggio alle persone) o i tuoi occhi sono concentrati sul tracciato?
R.2. Mi piacerebbe molto anche perché correndo la maratona sarebbe l’occasione per scoprire la città in cui sto gareggiando. Durante la gara però sono totalmente concentrata sulla performance al punto tale che molte volte non sento nemmeno il tifo esterno. La visita, quindi, è rimandata al massimo ai giorni successivi alla gara, anche se spesso non ho il tempo di fermarmi.
3. Grazie alle attuali tecnologie, oggi è possibile monitorare la propria prestazione sportiva tramite smartphone e orologi digitali; quando corri guardi spesso l’orologio/il cronometro o ti basi sulla tua sensibilità al ritmo?
R.3. Al giorno d’oggi è diventato impossibile non controllare l’orologio GPS mentre si corre; tuttavia, io cerco di farlo il meno possibile. Per quanto mi riguarda, penso sia sempre più importante ascoltare le sensazioni che il corpo mi trasmette. Infatti, il mio allenatore mi ripete spesso di “ascoltarmi” perché le proprie “percezioni” corporee rivelano indicazioni utili e importanti; proprio per tale motivo quando devo svolgere gli allenamenti qualificati e più duri corro sempre in percorsi misurati con la “cara e vecchia” rotella metrica. In questi tracciati non si ha il pericolo che la ricezione dei satelliti del GPS non sia ottimale fornendo delle valutazioni non veritiere sulla prestazione.
4. Passando all’aspetto più “sensoriale” della corsa, quando guardi la pista a cosa pensi? Prevale l’aspetto visivo e quindi la percezione della distanza del tracciato o quello più emotivo?
R.4. Come detto prima, quando corro entro in uno stato di “flow” dove il livello di concentrazione è talmente alto da farmi percepire solo il mio corpo e le mie emozioni. Senza dubbio l’aspetto emotivo è quello che prevale sia in allenamento che in gara. Mentre corro sono totalmente immersa in quello che sto facendo da perdere la cognizione del tempo e dello spazio ignorare le possibili “distrazioni”, non solo esterne ma anche in relazione a pensieri personali. Durante la corsa, infatti, la mia mente resta “lucida” sull’attività atletica, senza divagare altrove.
5. La corsa è un’attività propriamente fisica, eppure, è in profonda simbiosi con il nostro stato psicologico, secondo te perché?
R.5. Credo che qualsiasi sport sia in qualche modo connesso al nostro stato psicologico. La corsa essendo uno sport individuale lo è ancor di più. Mente e corpo sono strettamente collegati e uno sport come la corsa ti permette di avere una visione totalizzante di te stesso. Gli allenamenti e la relativa fatica per la realizzazione del proprio obiettivo (sia questo amatoriale o professionistico) determinando una forte carica di adrenalina ma, allo stesso tempo, una comprensibile “paura di fallire” e di non raggiungere il “traguardo” prefissato.
Per quello che mi riguarda, da tre anni sto lavorando molto sull’aspetto psicologico assieme alla mia mental coach. Questo percorso mi sta aiutando molto nel gestire i miei timori e raggiungere una maggiore consapevolezza delle mie capacità, con una conseguente influenza positiva sulle mie performance. Per perseguire gli obiettivi prestabiliti penso sia fondamentale allenare, non solo gambe e fiato, ma anche la mente. Non è un caso che molti atleti professionisti includono nel proprio team uno psicologo dello sport per essere guidati e supportati in questo lavoro di preparazione della mente.
6. La corsa può essere uno strumento per scoprire il mondo e/o comprendere sé stessi (dalla mente al corpo)?
R.6. Assolutamente sì. La corsa essendo uno sport individuale e molto facile da praticare – bastando solo delle scarpe da running e un outfit sportivo, e non essendo vincolata al rispetto di orari e comunque realizzabile anche all’aperto – si presta molto bene a legare con la sfera emotiva di ognuno di noi, sia runner amatoriali che professionisti. Non a caso viene utilizzata da molti come modo per “uscire dalla quotidianità” e liberare la mente dalla frenesia lavorativa. La corsa permette di scoprire sé stessi, di percepire a fondo il proprio corpo al fine di poter gestire al meglio le proprie energie. Se devo correre per 30 minuti oppure per 1h di certo non potrò tenere lo stesso ritmo e la stessa intensità per tutto il percorso, essendo quindi costretto a dosare le forze in un’ottica preventiva e cautelativa. La corsa rappresenta un mondo da scoprire fatto di fatica e sofferenza, ma anche di emozioni e di piacevoli sensazioni che offrono gioia e benessere. Per me la maratona è l’essenza di tutto questo. Un viaggio che racchiude la sintesi perfetta tra mente e corpo.
Conclusione
Giovanna è una maratoneta di alto livello. Le sue risposte alle varie domande hanno fornito informazioni utili anche per tutti coloro che, come noi, praticano questa disciplina in modo del tutto amatoriale. Ai colleghi amatori ricordiamo che occorre rispettare i limiti del nostro organismo ponendo attenzione a praticare questa attività sportiva in modo continuo e senza mai esagerare nello sforzo. Fondamentale è sottoporsi periodicamente ad una visita d’idoneità presso i centri medici specializzati.
La corsa è un’attività che può fornire grandi benefici sia sotto l’aspetto fisico che mentale. Come abbiamo detto, tutto l’organismo viene messo in gioco e la vista, che è considerata l’apparato neurosensoriale più importante, ha un ruolo fondamentale.
Detto questo, non ci resta che aspettare il primo momento libero, indossare i pantaloncini, la maglietta e le scarpette e cominciare a correre immaginando di essere anche noi dei campioni come Giovanna Epis.
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi di Milano n. 25154