Le donne 'senza occhi' di Modigliani
I tratti distintivi delle opere e la vita dell’artista
Amedeo Modigliani è uno degli artisti più celebri del Novecento, combina nei suoi quadri le influenze della tradizione europea e dell’arte primitiva con uno stile unico e irripetibile. È tra gli artisti che meglio incarna la figura del pittore “maudit” (vale a dire “maledetto”, geniale ma incompreso e con uno stile di vita provocatorio e riluttante ai valori “di facciata” della società) e della vita bohemien.
Le sue opere originali sono così particolari e uniche, che identificarle è facile anche per i meno esperti. Per la maggior parte si tratta di bellissimi ritratti femminili, facilmente riconoscibili per i colli allungati e i volti stilizzati che caratterizzano i soggetti rappresentati (Fig.1).

Un dettaglio che colpisce spesso sono gli occhi, e ciò per l’enigmatica particolarità con cui vengono raffigurati. Molti dipinti presentano, infatti, volti con occhi dalla forma allungata a mandorla e che appaiono vuoti spenti e apparentemente privi di emozioni. Se guardiamo con attenzione un dipinto di Modigliani ci rendiamo conto che l’occhio è dipinto con una pennellata scura, senza il bianco della congiuntiva ed il colore dell’iride (Fig. 2). Una domanda sorge quindi spontanea: perché Modigliani sceglie di dipingere le sue donne senza occhi?

Individuare il motivo di questa scelta stilistica “misteriosa” è senza dubbio difficile, ma possiamo cogliere qualche indizio ripercorrendo la storia di vita dell’artista, non molto semplice e segnata da gravi malattie e difficoltà economiche. Amedeo nasce a Livorno da una famiglia di ebrei sefarditi, commercianti benestanti, caduta in disgrazia economica all’ epoca della sua nascita. Di salute cagionevole sin dall’ infanzia, in età adolescenziale contrae la tubercolosi. Sarà proprio la malattia a permettere a Modigliani di coltivare la sua abilità artistica; infatti, trovandosi spesso a casa malato, passa il tempo disegnando. Sempre a causa della salute cagionevole non frequenta il liceo ma si iscrive ad “ateliers” di pittura e trascorre, con la madre, lunghi periodi di convalescenza nell’Italia del Sud, dove il clima è più mite ma anche a Firenze e Venezia, dove entra in contatto con la grande pittura rinascimentale italiana. A 22 anni, nel 1906, per sviluppare la sua vena artistica, si trasferisce definitivamente a Parigi dove vive in una comune di artisti situata nel quartiere di Montmartre (Fig. 3a-3b) e successivamente a Montparnasse. Nella capitale francese inizia e si compie la sua carriera artistica.


In questi anni, coinvolto emotivamente e caratterialmente dalla vita “bohemien“, sviluppa una propensione sempre più forte all’assunzione di alcol e droghe (assenzio, laudano, hashish), al punto che alcuni critici hanno ritenuto questo stile di vita la causa dei particolari tratti distintivi (colli allungati e l’assenza degli occhi) dei ritratti proposti dall’artista.

Inoltre, nella gestione di un’esistenza anticonformista e incline alla lussuria, Modigliani nutre una profonda attrazione e passione per le donne, che saranno una presenza costante non solo nell’arte ma anche nella sua vita, tanto che a Parigi era considerato, secondo un termine di quei tempi, un “tombeur de femmes”, grazie anche alla sua avvenenza fisica (Fig. 4), e la sua predisposizione a non avere relazioni stabili con le donne.
La profondità emotiva degli occhi “a mandorla” e “vuoti”
Come detto, i ritratti di Modigliani sono caratterizzati prevalentemente da due “segni” ricorrenti: i colli lunghi e gli occhi a mandorla, spesso vuoti, privi di pupille e di colori, vacui, completamente neri, e a volte anche asimmetrici e differenti tra loro. A tale ultimo proposito, famoso è il ritratto dell’amico Léopold Survage (Fig. 5), che infatti viene dipinto con due occhi diversi. Come Modigliani disse a Survage: “ti ho dipinto così perché con uno guardi il mondo, mentre con l’altro guardi dentro di te“. Tale frase è emblematica del pensiero artistico di Modigliani e della sua volontà di sottolineare la forza espressiva ed evocativa dello sguardo e degli occhi, considerati dallo stesso artista specchio dell’interiorità più intima e profonda di ogni individuo.

Così come molti artisti del suo tempo, tra cui Pablo Picasso e Georges Braque, Modigliani fu influenzato dall’arte primitiva delle maschere africane (leggi l’articolo “Gli occhi di Picasso”).
Si trattava di una vera e propria tendenza del tempo, chiamata primitivismo. Si pensava, infatti, che quella “primitiva” fosse l’arte più vera, meno artefatta, perché rappresentata in origine da una società ancora non sviluppata. Fu così che, ispirandosi probabilmente alle arti arcaiche e tribali, i caratteristici occhi a mandorla iniziarono ad apparire nei dipinti di Modigliani intorno al 1910.
Indubbiamente per Modigliani gli occhi rappresentavano un senso di mistero e di spiritualità. Non raffigurando gli occhi l’artista permeava i personaggi di mistero, nascondendo le loro emozioni.
Gli occhi in quanto specchio dell’anima raccontano intensamente l’“io” e le emozioni di una persona; pertanto, non dipingerli era l’ammissione di non poter comprendere l’anima del soggetto. “Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi“, scriveva Modigliani. In effetti, tutti coloro che avevano posato per lui dicevano che essere ritratti da Modigliani era come «farsi spogliare l’anima». Volendo dipingere con estrema sincerità e cogliere l’essenza dei soggetti che “posavano” per lui, Modigliani li scrutava attentamente, ma non riuscendo a cogliere l’anima delle donne rinunciava alla raffigurazione dei loro occhi. Non poteva dipingere ciò che non conosceva.
Gli occhi vuoti rappresentano, infatti, probabilmente l’incapacità o comunque la difficoltà dell’artista di comunicare, in senso profondo, con l’altro sesso. Non è un caso che Modigliani dipinse gli occhi della donna di cui si innamorò, la giovane Jeanne Hébuterne (Fig. 6). L’amore assoluto che provava per la ragazza gli permise di conoscere e comprendere la sua anima al punto tale che l’artista si sentì “libero” di dipingerle il volto completo.

Gli ultimi anni di vita dell’artista
Fu proprio insieme alla sua amante ed alcuni amici, che si trasferì in Provenza, per fuggire da Parigi, sotto bombardamento per la guerra e per trovare un clima più mite, adeguato alle sue condizioni di salute che stavano progressivamente peggiorando. Nel 1918 nasce la sua prima e unica figlia dalla relazione con l’amatissima Jeanne Hébuterne, che gli starà a fianco sino alla morte. Finita la guerra rientra a Parigi dove iniziano i primi successi e riconoscimenti come artista. Nonostante ciò, le condizioni economiche non migliorano anche perché Modigliani continua a consumare i guadagni alcol e droghe. La sua salute si deteriora progressivamente, Modigliani rifiuta cure e visite mediche. Nel gennaio 1920 non riesce più ad uscire di casa, passa le giornate steso a letto mangiando pare solo scatole di sardine, accudito dalla sua compagna che è al nono mese della seconda gravidanza. Il 15 gennaio gli amici, quando era ormai delirante, riescono a convocare un medico che pone diagnosi di meningite tubercolare e dispone per il ricovero all’Hôpital de la Charité. Appena arrivato Modigliani entra in coma e il 24 gennaio muore. I compagni fanno una colletta per pagare le esequie. Alla notizia della morte dell’amato, Jeanne si suicida lanciandosi nel vuoto, uccidendo sé stessa e il figlio che porta in grembo. Nel cimitero di Perè-Lachaise a Parigi, Amedeo Modigliani riposa insieme a Jeanne Hébuterne.
Considerazioni finali
La malattia e gli abusi ci hanno privato di un artista ancora giovane (35 anni) e non possiamo immaginare quali sviluppi avrebbe potuto avere la sua arte. Sappiamo dalle sue parole che nei suoi ritratti non voleva raffigurare la persona reale ma trasmettere una visione emotiva e psicologica del soggetto. Lo sguardo languido, gli occhi allungati persi chissà dove, dinnanzi al pennello dell’artista riescono a comunicare sensualità, intimità, vulnerabilità e spiritualità (Fig.7). L’assenza degli occhi paradossalmente non toglie introspezione alla figura dipinta ma ne testimonia l’inaccessibilità o la riservatezza dell’anima. Attraverso il segno raccontava quello che lui vedeva del mondo interiore della persona dipinta ma nello stesso tempo gli occhi rivelavano quello che la persona rappresentata sentiva nei confronti dell’artista.

Alessandro Prelle
Medico Chirurgo Neurologo
Letture Consigliate:
- Amedeo Modigliani, Modì il genio maudit, bio-graphic novel, Ilaria Ferramosca e Mauro Gulma, Lisciani Libri 2018.
- L’ultimo romantico. Corrado Augias. Einaudi 2020.
- Amedeo Modigliani. Vita e passioni. André Salmon. Nardini 2020.
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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