Il "Fanciullo morso da ramarro" di Caravaggio: lo stimolo doloroso
Quando ammiriamo il quadro di Caravaggio “Il fanciullo morso da ramarro” non possiamo non rimanere colpiti dall’espressione dello sguardo del giovane. La sensazione di stupore, di spavento e soprattutto del dolore provata dal fanciullo è resa dal grande artista in modo molto naturale.
Voglio considerare insieme a voi alcuni aspetti clinici che possono rendere ancora più interessante questa opera.
Esistono due copie del quadro “Fanciullo morso da ramarro”, una conservata alla National Gallery di Londra e una a Firenze presso la Fondazione Roberto Longhi (Fig. 1). Entrambe sarebbero state dipinte intorno al 1594/1596, nel primo periodo romano del Caravaggio precedente l’ingresso del pittore alla “corte ” del cardinale Francesco Maria del Monte.
Il soggetto di questi due quadri ha chiaramente l’aspetto di uno studio, di una ricerca che l’artista sta eseguendo per “mettere su tela” alcune teorie dell’epoca. È verosimile che Caravaggio conoscesse, almeno in alcune parti, il “Trattato di Pittura“ di Leonardo da Vinci, che verrà pubblicato nella sua completezza solo nel 1651 ad opera del fratello del Cardinale Del Monte (Fig. 2). Nel trattato veniva data larga importanza agli studi di fisiognomica; alla possibilità di studiare la psicologia di un soggetto analizzandone l’aspetto fisico, soprattutto i tratti e i lineamenti del volto. Caravaggio è interessato alla rappresentazione dei moti dell’animo, i cosiddetti “affetti” del Trattato di Leonardo. Nel quadro l’artista sta seguendo le indicazioni di Leonardo: l’atteggiamento e il movimento del soggetto devono riflettere l’impulso interiore, le sue emozioni. Il giovane di fronte al morso di un ramarro sbucato da un mazzo di fiori prova diverse emozioni: dolore, sorpresa, disgusto, paura, ribrezzo. Tutto questo è ben comprensibile dal volto e dai gesti.
Emozioni:
Dolore
Sorpresa
Disgusto
Paura
Ribrezzo
Spavento
Lo studio della fisiognomica ci insegna che è difficile nascondere le emozioni: gioia, sorpresa, paura, rabbia, compaiono in ogni individuo precocemente e si manifestano con espressioni facciali tipiche che Caravaggio coglie perfettamente nel suo dipinto. Le emozioni più complesse come la vergogna, l’invidia, la colpa, l’orgoglio, la gelosia invece, appaiono più tardi, nel corso dello sviluppo in quanto dipendono da particolari esperienze sociali (Flavio Caroli, Storia della fisiognomica: arte e psicologia da Leonardo a Freud, Milano: Leonardo, 1995).
Ritornando all’ analisi del quadro, oltre al viso del fanciullo, colpisce l’occhio di un attento osservatore la presenza di molti segni allegorici che Caravaggio dissemina nel dipinto. Tra i capelli del ragazzo c’è una rosa fiorita che allude al vigore della giovinezza, mentre nella brocca c’è un’altra rosa che al contrario è spenta e sfiorita, simbolo di vecchiaia e di morte. Accanto alla brocca ci sono diversi frutti, i piaceri della vita; l’acqua nella brocca può alludere alla purezza, ma anche alla scorrevolezza e all’instabilità. Il ragazzo sembra vanesio con il fiore fra i capelli e la spalla in primo piano denudata genera un atteggiamento effeminato.
Discorso a parte merita il ramarro: nella pittura antica assume una connotazione positiva. Ha la funzione di riportare gli uomini sulla strada della coscienza e della virtù allontanandoli dal vizio. Il ramarro è un animale a sangue freddo, si scalda al sole e non conosce le passioni travolgenti che provano gli uomini; infine è nemico dei serpenti rappresentazione del male.
Il ramarro che morde si presenta come avvertimento al fanciullo che si sta lasciando andare ai piaceri della vita. Il ramarro morde il dito del giovane effeminato che sta raccogliendo i frutti dalla tavola, assecondando un desiderio fisico. Caravaggio nel viso del fanciullo evidenzia magistralmente non solo il dolore fisico, ma anche quello dell’anima, andando oltre le emozioni e colpendo i sentimenti. Dobbiamo ricordare che Caravaggio nel periodo romano viveva l’ambivalenza di essere appena arrivato da Milano città in piena atmosfera di Controriforma, retta da un Cardinale quale Carlo Borromeo, anima della Controriforma cattolica, e di vivere la Roma spensierata e libertina di quei tempi (Peter Robb, M. L’enigma Caravaggio, Mondadori Editore, Milano 2002). Presso palazzo Madama, residenza del Cardinale del Monte, era usuale tenere feste con presenza di giovani in abiti e pose femminili. Pensiamo ad altri dipinti del Caravaggio di quegli anni quali Bacchino malato, Fanciullo con canestro di frutta, Suonatore di liuto, Bacco adolescente. E’ possibile anche che Caravaggio abbia voluto esprime la difficoltà di accettare, di cedere a un innamoramento di un giovane, forse del modello stesso del quadro o forse dell’amico pittore Mario Minniti in contrasto con la rigida educazione ricevuta a Milano.
Le allegorie per definizione sono figure retoriche per cui qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta; ma nella scelta delle allegorie quanto gioca il nostro inconscio? In questo quadro Caravaggio studia e manifesta emozioni semplici ma il suo inconscio fa emergere sentimenti più complessi che stanno tormentando l’animo del pittore.
Oltre che dal punto di vista delle neuroscienze il “Fanciullo morso da un ramarro“ va valutato anche da un punto di vista psicanalitico perché molto ci racconta di quanto egli non potesse o non volesse dire apertamente.
A cura di Alessandro Prelle. Direttore Unità Operativa di Neurologia – Stroke Unit. ASST Ovest Milanese.
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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