Gli occhi di Pablo Picasso

Premessa

Uno degli aspetti significativi della pittura di Pablo Picasso è la cura e l’attenzione meticolosa che ha dedicato all’espressione del volto dei soggetti raffigurati nelle sue opere e, in particolare, ai loro occhi. La rappresentazione di tali elementi varia a seconda del periodo artistico e riflette i cambiamenti di stile e di tecnica che l’artista ha attraversato. Ogni fase della carriera di Picasso innova l’interpretazione degli sguardi, rendendo il suo lavoro assai ricco e poliedrico.

Verso la fine del 900, con l’invenzione della fotografia, si assiste al declino del ritratto; molti artisti, infatti, iniziarono a mostrare un minore interesse per i ritratti tradizionali e la rappresentazione del volto umano.

Lo stesso non si può dire per Pablo Picasso, il quale invece continuò a coltivare la sua curiosità per la raffigurazione del volto e degli occhi, rendendo essenziali tali elementi nella sua evoluzione artistica. Ciò probabilmente è dovuto agli insegnamenti che fin da bambino ricevette dal padre, un pittore che lavorava come insegnante di disegno alla Escuela Provincial de Bellas Artes di Malaga, il quale riteneva che la pittura dovesse riprodurre fedelmente la realtà, rispettando gli stessi meccanismi della visione ottica umana.

L’attenzione per i lineamenti del volto e, in particolare, per gli occhi emerge in diverse opere di Picasso (tra cui, solo per citarne una, il ritratto del figlio Paulo; (Fig. 1), divenendo una caratteristica costante, indipendente del periodo di produzione; la tendenza alla riproduzione più realistica degli stessi si coglie però, con maggiore evidenza, anche se con qualche cambiamento, nel periodo cosiddetto blu e in particolare nel celebre ritratto di Celestina (Fig.2). Questo dipinto rappresenta una donna molto anziana con il capo coperto da un velo scuro. Oltre al viso chiaro e illuminato in contrasto con lo sfondo e l’abito scuro, si coglie l’anomalia che caratterizza l’occhio sinistro, divergente rispetto all’altro e di colore biancastro, richiamando probabilmente una forma di strabismo e la presenza di cataratta avanzata o di un leucoma corneale.

Fig. 1. Ritratto del figlio Paulo (particolare) 1922. Museo Picasso, Malaga.
Fig. 2. La Celestina, 1904, Musée National Picasso, Parigi.

Attraverso la sua abilità artistica e concentrandosi su alcuni particolari importanti (tra cui l’efficace riproduzione del tipico “sguardo storto”), Picasso riesce a rendere reale il viso della donna. Osservando il ritratto risulta evidente la differenza, anche comunicativa, tra i due occhi: da un lato, l’astuto sguardo dell’occhio destro, dall’altro, il sinistro spento come segno di abbandono. Si tratta di un’opera profetica dello stile dei ritratti di Picasso, in quanto nei lavori successivi spesso appare il contrasto tra i due occhi, che vengono riprodotti con forma diversa, o pupille di colore differente, arrivando a collocarli addirittura in modo asimmetrico sul volto del personaggio ritratto.

Ripercorrendo il lungo percorso artistico di Picasso si coglie la metamorfosi della sua produzione, che può essere suddivisa in tre periodi a cui corrispondono cambiamenti radicali dello stile della sua pittura.

L’evoluzione artistica di Picasso e i differenti periodi stilistici

Il Periodo Blu

Lo stile figurativo dell’artista fu influenzato molto dal suo stato d’animo dovuto ad un’esistenza turbolenta e spesso travagliata, in cui conobbe anche il dolore provocato da due lutti importanti, affrontando prima, quando era bambino, la morte della sorella a causa della tubercolosi, e dopo, nel 1901, quella del caro amico Carlos Casagemas, il quale deluso per un amore non corrisposto si tolse la vita sparandosi.

Picasso rimase così turbato da tale episodio che cominciò a dipingere utilizzando essenzialmente solo il colore blu nelle sue sfumature fredde e spente. Un colore introspettivo, adatto ad esprimere il profondo stato di smarrimento e malessere interiore che provava. In questo periodo le opere, pur non riguardando specificamente la morte, trattano tematiche “cupe” e malinconiche, legate alla solitudine, all’isolamento e alla povertà, espressione della profonda depressione che l’artista stava vivendo. Questa condizione di malinconia è ben rappresentata nel dipinto “Il vecchio chitarrista cieco”, osservando il suo viso reclinato, scavato e l’occhio sinistro chiuso. Commuove lo stringere la chitarra come unica ancora di salvezza (Fig. 3).

Come vediamo, in questa fase l’attenzione alla perfezione del ritratto è ancora molto curata.

Fig 3. Il vecchio chitarrista cieco 1903. Art Institute of Chicago, Chicago.

Il Periodo Rosa

Agli inizi del 1904 ci fu una svolta nella vita di Picasso: dopo anni di continui spostamenti tra la Francia e Barcellona, l’artista si trasferisce nel quartiere parigino di Montmartre, tra poeti e scrittori bohémien.

Qui ritrova una nuova luce e vitalità, la profonda inquietudine degli anni precedenti lascia spazio ad una tristezza più cauta, meno paralizzante. Si apre così quello che viene definito il Periodo Rosa.

Tale stagione artistica è caratterizzata dall’abbandono dell’uso sistematico del blu, che viene sostituito da una più ampia tavolozza di colori, fino ad arrivare al periodo in cui lo stile viene totalmente influenzato dal Cubismo. In questo periodo di transizione emotiva rimane comunque costante l’attenzione dell’artista nella raffigurazione dei volti.  Tuttavia, lo sguardo liquido e transitorio dei suoi primi lavori, che caratterizzava figure perlopiù gracili e debilitati, lascia spazio a occhi più “incantati” e “attivi”, che carichi di significato consentono l’accesso ai pensieri più profondi della mente. Il cambiamento è evidente anche nei personaggi raffigurati. In tale periodo, infatti, sono tipiche le opere raffiguranti personaggi legati al mondo del circo, tra cui “la Famiglia di acrobati con scimmia” e la celebre “Famiglia di Saltimbanchi” che è probabilmente l’opera che riassume meglio l’apice di questa fase artistica.

Anche nel Periodo Rosa Picasso ha posto l’accento sulla capacità espressiva del volto e degli occhi, in grado di trasmettere, a seconda della volontà del pittore, messaggi tanto comuni quanto rivelatori della vita interiore. Con un approccio stilistico più romantico rispetto al Periodo Blu, Picasso ricorre ancora una volta agli occhi per comunicare il pensiero e la profondità emotiva dei raffigurati, spesso ripresi in contesti familiari; ad esempio, nella Famiglia di Acrobati con scimmia (Fig. 4) gli occhi e lo sguardo appaiono evidentemente pensierosi, trasmettendo e testimoniando una inequivocabile sensazione di solitudine, nella Famiglia di Saltimbanchi (fig. 5) colpisce l’intensità emotiva dello sguardo fisso dei personaggi verso chi li sta osservando probabilmente con distacco.

Fig. 4. Famiglia di acrobati con scimmia, dettaglio, 1905, Konstmuseum di Göteborg.
Fig. 5. Famiglia di Saltimbanchi 1905, National Gallery of Washington.

Il Cubismo

È verso il 1907 e il 1912 che la pittura di Pablo Picasso sposa l’idea del cubismo. La teoria pittorica cubista, in linea con il pensiero filosofico e scientifico del tempo, cerca in qualche modo di rappresentare la quarta dimensione, di andare oltre le tre dimensioni dello spazio. Pablo Picasso e Georges Braque i massimi esponenti di questa corrente attingono degli elementi anche dell’arte africana, cercando di riproporre nelle loro opere la forza rappresentativa di quest’ultima. I quadri cubisti mostrano la realtà presentando contemporaneamente diversi punti di vista, producendo così una sintesi originale e unica.

Il celebre dipinto “Les demoiselles d’Avignon”, realizzato nel 1907 viene considerato l’opera che darà inizio al movimento. In questo quadro vendono rappresentate cinque donne l’una diversa dall’altra (Fig. 6).

Fig. 6. Les demoiselles d’Avignon 1907. Museum of Modern Art, New York.

Concentrandosi sul loro volto è possibile riconoscere le caratteristiche fisionomiche che le accomunano, come la forma ovale degli occhi e quella particolarmente pronunciata del naso.

Il viso delle donne ricorda quello delle sculture antiche del periodo preromano (Fig. 7). Le fonti d’ispirazione di Pablo sono state davvero tantissime. La colonizzazione dell’Africa che stava avvenendo in quegli anni ha fatto in modo che molti oggetti tribali arrivassero nelle grandi città europee. A cavallo tra il XIX ed il XX secolo gli aristocratici europei finanziarono numerose ricerche nelle sconosciute terre africane, in Oceania e nelle Americhe. È probabile che Picasso e il suo amico Gauguin siano stati profondamente influenzati dai colori e dalle linee geometriche dei reperti di queste culture.

Fig. 7. Les demoiselles d’Avignon 1907. Museum of Modern Art, New York. (Particolare dei volti).

La particolare forma degli occhi delle ragazze dipinte nel quadro Les demoiselles d’Avignon sarà una caratteristica costante anche nei lavori che l’artista produrrà nella sua vita. La sagoma ovale degli occhi la si ritrova, infatti, in moltissimi suoi dipinti come, ad esempio, nei celebri autoritratti nel 1906 e 1907 (Fig. 8a-8b), più avanti negli anni nel ritratto di Dora Maar del 1937 (Fig. 9) e in The Woman in the chair 1970 (Fig. 10).

Fig. 8a. Autoritratto, Pablo Picasso 1907. Narodni Galerie, Prague, Czech Republic.
Fig. 8b. 1906. Autoritratto con tavolozza. 1906. Philadelphia Museum of Art.
Fig. 9. Ritratto di Dora Maar 1937. Musée National Picasso, Parigi.
Fig. 10. The woman in the chair 1970. Museum of Modern Art, New York.

Il ritratto del volto nel cubismo

In generale, nel cubismo i soggetti raffigurati sono presi dalla realtà quotidiana, e quindi possono essere anche oggetti comuni come, ad esempio, una bottiglia o una chitarra, ma il risultato è assolutamente originale. Rispetto al passato l’oggetto non è rappresentato nella sola vista frontale, laterale o di tre quarti, ma in tutte queste dimensioni compenetrate l’una nell’altra. Considerando che fino ai primi anni del Novecento, la pittura doveva riprodurre fedelmente la realtà, l’avvento del Cubismo può essere considerata una rivoluzione.

Una caratteristica di tale movimento artistico era proprio il desiderio di sconvolgere e analizzare gli oggetti ordinari per ricostruirli sulla tela e rivelarne la struttura interna e soprattutto le parti più nascoste di essa. In questo contesto, il ritratto del viso e la rappresentazione “scomposta” delle sue parti anatomiche più importanti (come gli occhi, il naso, le orecchie e la bocca) ha assunto un ruolo significativo (Fig. 11). L’idea innovativa del disegno posta alla base del Cubismo ha fatto sì che spesso i dettagli del viso subissero una sorta di scompaginamento: nelle opere di Picasso, come in molti dipinti di altri esponenti del Cubismo, i dettagli del volto vengono spesso i sostituiti da figure geometriche come triangoli, quadrati o spostati in altre parti del dipinto (Fig. 12).

Fig. 11. Testa di donna 1926. Collezione Privata.
Fig. 12. Woman in a Red Armchair (Femme au fauteuil rouge), 1929. The Menil collection, Houston.

Conclusioni

Uno degli elementi chiave per conoscere, comprendere e apprezzare la produzione artistica di Picasso si trova proprio nel ruolo centrale che attribuisce al viso e la sua capacità di riprodurlo in modo innovativo e, soprattutto nella sua epoca cubista, rivoluzionario.

L’occhio per Picasso non è solo il centro d’interesse dei volti che ha incontrato e poi disegnato e dipinto, ma soprattutto è l’elemento essenziale dell’animo emotivo dei raffigurati, e al contempo lo strumento tramite cui raccontare i propri sentimenti e desideri, proclamare la propria idea di vita e realtà, senza tuttavia svelarsi completamente.

Capì che non si doveva dipingere (o fotografare) con ciò che gli occhi vedevano ma ciò che il cuore sentiva.

(Pablo Picasso)

 

Riferimenti Bibliografici

  • Pablo Picasso, artista e visionario impossibile da etichettare, raccontato da AD. Marina P. Asins, 2022. https://www.ad-italia.it/article/pablo-picasso-artista-visionario-storia-biografia-arte/
  • Pablo Picasso. La vita e l’opera. Mondadori, Milano 2001.
  • Through the Eyes of Picasso: Face to Face with African and Oceanic Art. Éditions Flammarion. Parigi, 2017.
  • The Eye of Picasso. Collins in association with UNESCO. 1967.

Occhiocapolavoro

Dott. Giuseppe Trabucchi  – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica

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Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi di Milano n. 25154