La leggenda di Epizelo. Il mistero del guerriero ateniese che perse la vista in battaglia
In molti avranno già sentito parlare della celebre battaglia di Maratona combattuta nel 490 a.c. (Fig. 1) dove gli Ateniesi, nonostante l’inferiorità numerica ma grazie al loro coraggio e alla tattica offensiva attuata, riuscirono a sconfiggere l’armata Persiana del Re Persiano Dario I.
Probabilmente pochi, invece, conosceranno la vicenda di Epizelo come descritta da Erodoto nell’ambito del racconto che l’autore fa della celebre battaglia (VI, 112: Ἀθηναῖοι δὲ ἐπείτε ἀθρόοι προσέμιξαν τοῖσι βαρβάροισι, ἐμάχοντο ἀξίως λόγου):
“Nella battaglia di Maratona morirono circa 6.400 barbari e 192 Ateniesi. Tanti caddero da una parte e dall’altra; lì accadde pure un fatto prodigioso: un soldato ateniese, Epizelo figlio di Cufagora, mentre combatteva nella mischia comportandosi da valoroso, perse la vista, senza essere stato ferito o colpito da lontano in alcuna parte del corpo, e, da allora in poi, per tutto il resto della sua vita, rimase cieco. Ho sentito dire che lui a proposito della sua disgrazia raccontava così: a Epizelo era parso di avere di fronte un oplita gigantesco, la cui barba faceva ombra a tutto lo scudo; questa apparizione gli era poi solo passata accanto, ma aveva abbattuto il soldato al suo fianco. Così, mi dissero, raccontava Epizelo”.
Erodoto. Storie, VI, 117.
Tra le descrizioni delle memorabili gesta di numerosi eroi che presero parte alla battaglia spicca senza dubbio la particolare ed enigmatica vicenda di Epizelo, un valoroso soldato ateniese conosciuto per la sua audacia e forza. Come raccontato da Erodoto, sembrerebbe che mentre Epizelo stava combattendo coraggiosamente in prima linea, incrociò con il suo sguardo quello di un guerriero persiano gigantesco e spaventoso, che gli passò accanto ma non lo attaccò, uccidendo invece il compagno che gli stava vicino. Seppure non fosse stato colpito da nessuna arma, Epizelo improvvisamente perse la vista. Nonostante divenne buio davanti a lui continuò a combattere, guidato solo dal suono delle voci e dal clangore delle spade. La battaglia infuriava intorno a lui, eppure Epizelo non si fermava.
L’episodio che di per sé non ha alcun significato nella complessità della battaglia, ma che è stato raccontato da Erodoto in quanto fatto in grado di suscitare meraviglia, e degno perciò di essere tramandato ai posteri per ricordare e narrare con grande enfasi ciò che i sopravvissuti avevano provato sul campo di battaglia. È una testimonianza piuttosto rara dell’esperienza del corpo a corpo in battaglia (Fig. 2) e, al contempo, la particolarità di quanto accaduto suscita, ancora oggi, una profonda curiosità tra gli studiosi, soprattutto in relazione alle possibili cause che hanno portato il valoroso soldato a perdere la vista.
Considerando il contesto di oggettiva gravità estrema in cui è avvenuta la perdita della vista, e quindi la furia della battaglia, lo sforzo immane, l’intensa attività anaerobica, il rilascio di enormi quantità di adrenalina, e al contempo la paura e l’ansia di essere ferito o addirittura di non sopravvivere, tale situazione ha portato a diverse interpretazioni, dal trauma psicologico alle condizioni neurologiche, riconducendo la cecità all’improvviso mancato afflusso di sangue al cervello con successivo infarto delle aree cerebrali dove avviene la visione, o all’eccessivo stress subito (delineando quello che viene definito un Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) o ancora ad un attacco di isteria dovuto allo “spavento” provocato dal gigante persiano e, più in generale, dalle intense emozioni provate.
In sostanza, intravedendo la propria morte nel momento in cui vede cadere il compagno colpito dal “gigante persiano”, sposta la sua paura sull’organo implicato (l’occhio). La cecità gli permette di cancellare questa visione spaventosa e di scappare da tutte le visioni simili che verranno.
Oltre all’aspetto “scientifico”, la vicenda di Epizelo suscita interesse anche per il messaggio umano che porta con sé e in particolare per l’empatia e il supporto che gli Ateniesi mostrarono nei confronti di Epizelo e per l’onore con cui il soldato affrontò il suo destino.
La compassione e in generale il comportamento positivo degli altri cittadini, contribuirono all’accettazione da parte di Epizelo della propria menomazione. Anche senza la vista, la sua memoria della battaglia era vivida, così come la sua sensazione di avere percepito qualcosa di più grande, come se una forza invisibile lo avesse guidato e protetto.
La storia misteriosa di Epizelo è divenuta anche una leggenda tra i Greci, in quanto riflette l’idea greca della guerra e dell’intervento soprannaturale degli dèi.
Epizelo venne ricordato non solo come un eroe che aveva combattuto a Maratona, ma anche come l’uomo che aveva sperimentato il mistero della vista perduta, trasformando la sua cecità in un simbolo di coraggio e di fede nel destino. Infatti, gli fu riconosciuto un posto nella grande rappresentazione pittorica della battaglia di Maratona nella Stoa Poikile, una delle principali strutture dell’Agorà Classica di Atene, il centro della vita politica e pubblica della città (Fig. 3).
Letture consigliate:
- Nicholas Sekunda. La battaglia di Maratona. 490 a.C. La prima invasione persiana della Grecia. LEG. Edizioni, Gorizia, 2019.
- Louis Crocq. Il trauma: storia di un concetto e del suo significato. Psicologia dell’emergenza e dell’assistenza umanitaria. Psicologi per i Popoli — Federazione. Milano, 2002.
- Brady KT, Killeen TK, Brewerton T, Lucerini S. Comorbidity of Psychiatric Disorders and Posttraumatic Stress Disorder. J Clin Psychiatry. 61:22-32, 2000.
- McHugh PR, Treisman G. PTSD: a problematic diagnostic category. J Anxiety Disord. 21(2):211-222. 2007.
- Giovanni Ingarao. Scelta e necessità. La responsabilità umana nelle storie di Erodoto. Tesi di Laurea in Dottorato in Filologia e Cultura greco-latina e storia del Mediterraneo antico, Scuola di Scienze Umane e del Patrimonio Culturale. Università degli Studi di Palermo 2017.
- Massaro, Herodotus’ Account of the Battle of Marathon and the Picture in the Stoa Poikile, AC 47 458-475, 1978.
- W. Welwei, Die “Marathon”-Epigramme von der athenischen Agora, Historia 19, 295-305, 1970.
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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