Brevi riflessioni sulla sicurezza della password (by Oli di @lemusenascoste)

Lunga, sicura, riservata, facile da ricordare, ma non da indovinare.

Cos’è?

La tanto “temuta” #password.

Quella “combinazione” magica che ci consente l’accesso a strumenti e servizi e che tentiamo in tutti i modi di non dimenticare; modi che, perlopiù, coincidono con l’attuazione (peraltro, ripetuta) di cattive abitudini: dalla condivisione con terzi all’annotazione su biglietti e fogli volanti (e tendenzialmente lasciati a portata di mano).

Diciamo che la password non ha vita felice, né di norma particolarmente duratura.

No, non è colpa del sistema di cambio forzato (che, invece, è cosa buona, ricordandoci che una pw non è per sempre), ma piuttosto della memoria che non ci assiste, creando nella nostra mente un infinito buco nero in cui la fatidica parola “puff” si disperde, o della malevola intrusione di quel qualcuno che ha “intercettato” la nostra ingegnosa pw.
Così, in un attimo, la corretta “parola d’ordine” lascia spazio a una serie infinita di scongiuri e turpiloqui per l’accaduto.

Per evitare l’ingerenza non voluta c’è chi si sforza combinando una pw complessa, ma poi, ahimè spesso, cade nel tranello della “non dimenticanza”, aggirando il problema con qualche atto di “astuzia” destinato inevitabilmente a fallire, vanificando così ogni effetto benefico dell’avere agito prima bene. Allora con genialità la medesima pw viene ripetuta inesorabilmente in ogni punto di accesso, quasi a essere una trincea utile a proteggersi dal nemico!

Ecco, nulla di più sbagliato!

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Occhiocapolavoro

Dott. Giuseppe Trabucchi  – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica

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Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi di Milano n. 25154