Collirio

Con il termine collirio è indicata qualsiasi preparazione medicamentosa ad uso topico oculare, destinata quindi ad essere applicata sulla mucosa congiuntivale. I colliri possono essere sia liquidi (soluzioni acquose, gel a bassa viscosità, soluzioni oleose o sospensioni) che solidi (pomate, unguenti, gel ad alta viscosità o polveri). Le caratteristiche fondamentali che deve avere una preparazione oftalmica sono:

  • pH generalmente compreso tra 6.4 e 7.8;
  • sterilità ed assenza di particelle estranee;
  • pressione osmotica isotonica con le lacrime; osmolarità molto basse (inferiori a 150 mOsm/kg) o molto alte (superiori a 340 mOsm/kg) possono dimostrarsi irritanti per l’epitelio corneale.

Attualmente le industrie farmaceutiche tendono a focalizzarsi su due tipi di colliri diversi:

  • colliri intesi come farmaci, contenenti quindi principi attivi. Rientrano in tali categorie i colliri utilizzati nel trattamento delle patologie oculari, come il glaucoma in cui si evidenzia un aumento della pressione endoculare e in cui sono diversi i principi attivi impiegati dai beta bloccanti alle prostaglandine, infezioni oculari in cui si impiegano antibatterici, congiuntiviti allergiche in cui s’impiegano colliri antistaminici per il trattamento dei sintomi.
  • colliri “medical devices” senza principi attivi. Rientrano in tali categorie le soluzioni idro-saline ad attività emolliente, rinfrescanti o lubrificanti, prive di principi attivi, utilizzate prevalentemente nella sindrome dell’occhio secco, in cui le sostanze contenute hanno un’azione meccanica e non farmacologica.

Occhiocapolavoro

Dott. Giuseppe Trabucchi  – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica

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