Cataratta: sintomi, cause, intervento

Cos’è?

La cataratta è un’opacizzazione della lente naturale che si trova all’interno dei nostri occhi (cristallino), collocata tra l’iride e il corpo vitreo (sostanza gelatinosa che riempie il bulbo oculare).

Che cause ha?

Ci sono diversi tipi di cataratta, tutti sono dovuti a modificazioni nella composizione chimica del cristallino (principalmente ossidazione delle sue proteine), che comportano una riduzione della sua trasparenza. Le cause di queste alterazioni possono essere molteplici: quella principale è l’invecchiamento, ma ci sono anche altri fattori che possono essere coinvolti nello sviluppo della cataratta:

Inoltre uno stile di vita malsano potrebbe contribuire ad accelerare l’opacizzazione del cristallino: anche se non tutti gli studi scientifici concordano su questo punto, [1], per precauzione è tuttavia consigliabile non fumare, seguire una dieta sana e praticare un’attività fisica regolare.

Quanto conta l’invecchiamento?

Il normale processo di senescenza causa l’indurimento del cristallino e la riduzione della sua trasparenza (opacizzazione): si tratta della cataratta senile, il tipo più comune.
I bambini, similmente agli adulti, possono sviluppare invece la cataratta congenita (ereditata). L’opacità del cristallino congenita può essere causata da stati infettivi o infiammatori che si verificano durante la gestazione e colpiscono il nascituro, come ad esempio la rosolia.
Nel caso l’opacità si sviluppi in maniera prematura, di solito intorno ai 40 anni di età, si potrà parlare di cataratta giovanile.

traumi oculari possono causare la cataratta in soggetti di qualsiasi età. Traumi perforanti, ferite, calore intenso o traumi chimici possono danneggiare il cristallino e determinare l’insorgenza di una cataratta traumatica. Anche alcuni farmaci, tra cui i cortisonici, possono favorire l’opacizzazione del cristallino.

Quali sono i sintomi?

I sintomi che più comunemente vengono riferiti sono: visione offuscata (come se si vedesse attraverso un vetro smerigliato) oppure visione doppia, ipersensibilità alla luce (fotofobia) e sensazione di abbagliamento, percezione dei colori meno vivida, necessità di cambi frequenti nella prescrizione degli occhiali.
Inoltre può accadere che chi ha una presbiopia sia in grado di vedere meglio da vicino (rispetto al periodo precedente l’insorgenza della cataratta) a causa di una progressiva miopizzazione dell’occhio dovuta all’indurimento del nucleo del cristallino. La pupilla, che normalmente è nera può, alla lunga, diventare di colore giallastro o addirittura bianca.

Come si diagnostica?

Di solito la cataratta viene diagnosticata con l’ausilio di specifici strumenti. A tal fine è opportuno effettuare una visita oculistica periodica completa. L’oculista esaminerà l’occhio per determinare il tipo, le dimensioni e la sede dell’opacità del cristallino. Se l’opacità si identifica principalmente nella parte centrale del cristallino si potrà parlare di cataratta nucleare. All’esame alla lampada a fessura, effettuato dall’oculista durante la visita, il nucleo del cristallino appare opaco, più denso e compatto e assume una caratteristica colorazione giallastra. La progressione della cataratta nucleare è in genere lenta e si può sviluppare nel giro di diversi anni.
Oltre che il nucleo, il processo di opacizzazione può coinvolgere anche la zona più periferica del cristallino, dando luogo in questo caso allo sviluppo di una cataratta corticale. In un primo momento le opacità possono essere poco consistenti e non incidere molto sul visus. Quando invece con il passare del tempo tali opacità tendono progressivamente ad estendersi fino a confluire tra loro, la corticale assume un aspetto biancastro e il visus del paziente può risultare notevolmente ridotto.
Più raramente le opacità possono iniziare in prossimità della porzione centrale della capsula posteriore del cristallino, in tal caso si sviluppa una cataratta sottocapsulare (o subcapsulare) posteriore. Data la localizzazione dell’opacità in corrispondenza dell’asse ottico, in questo caso si ha una precoce riduzione del visus.
Durante la visita l’oculista oltre al cristallino, potrà esaminare anche la parte posteriore del bulbo oculare, in modo da valutare l’eventuale presenza di altre alterazioni oculari che potrebbero contribuire alla riduzione della qualità visiva.

Come si cura?

Quando la visione diventa insufficiente allo stato attuale l’unico trattamento è l’asportazione chirurgica: oggi nei Paesi avanzati si procede generalmente con la tecnica della facoemulsificazione, che consiste nella frantumazione del cristallino attraverso l’emissione di ultrasuoni; poi si procede all’aspirazione di tali frammenti. Dopodiché si impianta una piccola lente artificiale (IOL) detta anche “lentina”. L’intervento si esegue in anestesia locale o topica.

Il recupero successivo all’operazione è solitamente rapido, sia perché si effettuano delle incisioni sulla cornea molto più piccole di quanto non si facesse in precedenza (il rischio di astigmatismo post-operatorio è ridotto) sia per il ricorso a una più raffinata tecnica di facoemulsificazione (meno traumatica).
Inoltre, da alcuni anni, per eseguire l’intervento di cataratta, si può utilizzare anche il laser a femtosecondi o femtolaser. Grazie all’utilizzo di questo particolare laser è possibile praticare incisioni molto più precise sulla cornea, frammentare il cristallino in maniera meno traumatica (utilizzando in seguito meno ultrasuoni) e tagliare in maniera più accurata anche la capsula che lo contiene.

Quando si opera?

La cataratta va operata quando provoca un deficit visivo rilevante in rapporto alla esigenze del singolo (di solito da anziani) o quando il procrastinare l’intervento aumenterebbe i rischi operatori legati a una maggiore durezza del cristallino.
Ci sono poi casi in cui l’intervento di cataratta potrebbe dare luogo a complicanze, o al contrario, potrebbe portare dei vantaggi, contribuendo ad esempio a ridurre la pressione intraoculare nei glaucomatosi. Inoltre l’intervento viene generalmente sconsigliato nel caso in cui si sia affetti da una forma umida di degenerazione maculare legata all’età (AMD) ancora in rapida evoluzione (ossia che non si sia stabilizzata). Il medico oculista dovrà, quindi, decidere assieme al paziente il momento migliore per l’intervento.

Ci sono complicanze dovute all’intervento?

Sì, come in qualunque altro trattamento chirurgico. La cataratta è, comunque, l’intervento chirurgico più effettuato al mondo (se ne eseguono decine di milioni l’anno nei Paesi sviluppati, oltre mezzo milione solo in Italia). Le tecniche attuali hanno ridotto molto i rischi intraoperatori (valutati attorno allo 0,01% circa).
Le complicanze, tuttavia, possono riguardare sia l’atto operatorio che il periodo successivo; una possibile complicanza è l’ipertono anche transitorio (aumento della pressione oculare). Altri problemi possono riguardare la superficie oculare (in particolare l’occhio secco, così come il fondo oculare, ad esempio l’èdema maculare o il distacco di retina (nei soggetti predisposti), oltre a poter coinvolgere il corpo vitreo (insorgenza o aumento di miodesopsie o corpi mobili), ecc. [2]
Per quanto riguarda il momento chirurgico ci possono essere problemi a diverse strutture oculari (generalmente anteriori) che, nella maggior parte dei casi, non influenzano il risultato funzionale; tuttavia, potrebbero complicare l’intervento chirurgico stesso.

Quali sono gli accorgimenti da prendere dopo l’operazione?

Si deve evitare di sfregare l’occhio e di dormire sullo stesso lato dell’occhio operato. È importante instillare i colliri prescritti dal medico ed evitare gli sforzi fisici (come sollevare dei pesi). Si consiglia l’uso di occhiali da sole a causa dell’ipersensibilità alla luce (di solito transitoria). È bene infine nell’immediato post-operatorio, evitare ambienti polverosi, contatto accidentale con sostanze irritanti (fumo di sigaretta, sapone, shampoo, ecc.). Inoltre, è importante sottoporsi ai controlli stabiliti dall’oculista, poiché è alto il rischio d’infezione nelle due settimane successive all’intervento.

Quanto è frequente la cataratta?

Secondo l’Istat in Italia colpisce circa l’8,5% della popolazione tra i 70 e i 74 anni, il 12,4% nei cinque anni successivi e il 17,1% di chi supera gli 80 anni. Per l’OMS è la prima causa al mondo di cecità e ipovisione (anche se quasi sempre è reversibile). Secondo gli ultimi dati disponibili è responsabile del 53% dei casi di disabilità visiva [3], principalmente concentrati nei Paesi in via di sviluppo, dove in molti casi non si hanno le risorse necessarie per effettuare l’operazione di cataratta.

Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus ovvero Sezione italiana della IAPB (www.iapb.it).

Occhiocapolavoro

Dott. Giuseppe Trabucchi  – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica

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