La storia degli occhiali
In molti ricorderete il frate francescano Guglielmo da Baskerville nel famoso libro “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, quando per leggere un libro a lume di una candela estrae dal saio un grosso paio di occhiali. Proprio ripensando a quell’immagine ho deciso di parlarvi della storia delle lenti, ovvero come si diceva tempo fa “di quegli strumenti di vetro” utilizzati per aiutare la vista…
Le lenti per la lettura nell’antichità e nel medioevo
Secondo lo storico Enrico De Lotto (Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore, Tiziano Pieve di Cadore 2000) “né l’antica Grecia, né l’impero romano dei Cesari, né gli egiziani conoscevano gli occhiali”, tant’è che “tra gli innumerevoli manufatti scoperti nelle tombe dei faraoni o di un’intera città romana improvvisamente sepolta dalla cenere o dalla lava del Vesuvio, noi non troviamo qualche cosa che assomigli agli occhiali”. Peraltro, “gli scrittori di medicina, che da Galeno (II sec. d. C.) vanno fino al bizantino Attuario, del sec. XII, non ci hanno lasciato detto nulla circa i rimedi o tentativi per correggere la miopia”.
In effetti, né Alhazen, medico, filosofo, matematico, fisico ed astronomo arabo, considerato oggi uno dei fondatori dell’ottica, né Roger Bacone, studioso della rifrazione, colsero l’utilità delle lenti come strumenti di ausilio nella correzione dei difetti visivi, piuttosto che come meri mezzi d’ingrandimento (G. Albertotti. Note critiche e bibliografiche riguardanti la storia degli occhiali. Annali di Ottalmologia e Clinica Oculistica. LXXVII, 328-56, 1914).
Il primo vero “aiuto visivo” si deve probabilmente ai monaci del Medioevo, che sembrerebbe abbiano inventato intorno all’anno 1000 d.C. la c.d. “pietra di lettura”: cristallo di rocca e in berillio a forma semisferica in grado di ingrandire la scrittura (Fig. 1). Nel XII secolo si utilizzavano solo alcuni sistemi di ingrandimento, derivati dall’uso di semplici vetri concavi o convessi.
Le lenti montate su supporto: i primi occhiali
L’idea di montare le lenti su un supporto si diffuse a cavallo del XII e XII secolo, al fine di avvicinare la lente all’occhio. In un primo momento, fu utilizzata una lente singola (Fig. 2a), per sfruttare la visione con l’occhio dominante; successivamente, comparvero delle forme primordiali di montature “doppie” in cuoio, in legno e in osso (Fig. 2b, 2c).
Una delle prime attestazioni documentate dell’invenzione degli occhiali – come strumento da vista così come possiamo intenderlo ai giorni nostri – si trova in una predica del 1305 del domenicano Giordano da Pisa nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, dove si legge “Non è ancora vent’anni che si trovò l’arte di fare gli occhiali, che fanno vedere bene, che è una delle migliori arti e de le più necessarie che ‘l mondo abbia, e è così che ssi trovò: arte novella, che mmai non fu (…) io vidi colui che prima la trovò e fece, e favellaigli”.
Come visto, Giordano da Pisa non fa il nome dell’inventore degli occhiali, ma di colui che ebbe il merito della loro diffusione, soprattutto fra i monasteri e, in particolare, in territorio toscano; si tratta di frate Alessandro della Spina, che, come Giordano, viveva nel convento di Santa Caterina a Pisa (Fig. 3). Infatti, nel necrologio contenuto del frate si legge (in latino): «Egli stesso fabbricò gli occhiali che un altro aveva ideato per primo, non volendo però comunicare il segreto. Alessandro, invece, ben lieto e disponibilissimo, insegnò a tutti il modo di fare gli occhiali».
Non è un caso che le prime testimonianze dell’uso degli occhiali provengano dai monaci (Fig. 4a, 4b, 4c), i quali, in quanto custodi e trascrittori di testi antichissimi e, in generale, uomini di cultura fortemente propensi alla lettura, trovarono in quello strumento la soluzione per continuare a studiare e copiare i testi sacri anche quando con l’età avanzata diventavano presbiti (presbiopia). Fu in quel contesto che gli occhiali iniziarono ad affermarsi principalmente come strumento per la lettura (Giordano da Pisa, Quaresimale fiorentino 1305-1306, Edizione critica a cura di C. Delcorno, Sansoni, Firenze 1974). Una testimonianza esemplare di questo sono le immagini affrescate da Tommaso Modena nella Sala Capitolare della Chiesa di San Nicolò di Treviso dove ammiriamo il ritratto d’illustri domenicani che vengono rappresentati mentre leggono utilizzando le lenti (F. Daxecker. Three reading aids painted by Tomaso da Modena in the chapter house of San Nicolò Monastery in Treviso, Italy. Documenta Ophthalmologica. 99, pages219–223, 1999).
Gli occhiali: l’invenzione “contesa”
Risalgono al 1300 i primi documenti scritti e iconografici che testimoniano l’esistenza e la diffusione degli occhiali in due zone d’Italia: la Toscana e il Veneto, che per decenni si sono contese la paternità dell’invenzione. Per aggiudicarsi la vittoria non si risparmiarono “colpi bassi”, falsificazione di documenti, glorificazioni fasulle.
Pare infatti che anche a Venezia, grande centro di produzione del vetro, già alla fine del Duecento gli occhiali fossero diventati uno strumento di uso corrente (Fig. 5a, 5b). Non è però chiaro se tali strumenti venissero utilizzati con il fine di ingrandire le immagini, quindi per la lettura, oppure come oggetto “di abbellimento”. In ogni caso, in laguna gli occhiali rappresentavano un’invenzione da tutelare. Infatti, nei Documenti ufficiali (come i Capitolari delle Arti Veneziane) non solo gli occhiali “roidi da ogli” venivano distinti dalle lenti d’ingrandimento, ma venivano considerati prodotti esclusivi, la cui arte di produzione doveva rimanere segretissima e vietatissima; vennero infatti istituite pene molto severe contro la contraffazione o commercializzasse di lenti in vetro (Chiara Frugoni. Medioevo sul naso. Economica Laterza. 2014).
Allo stesso tempo, non si può non citare la lettera di Galeazzo Maria Sforza al suo ambasciatore Nicodemo Tranchedini da Pontremoli, datata 21 ottobre 1462, avente ad oggetto l’ordine impartito dal Duca di Milano di procurare tre dozzine di paia di occhiali provenienti dalla città di Firenze, evidentemente considerata dal meneghino la città leader nella produzione di occhiali di alto livello qualitativo.
A ben vedere, non esiste un inventore degli occhiali, un nome preciso cui attribuire il merito di questo semplice quanto indispensabile strumento ottico. Senza dubbio possiamo affermare che l’Italia ha il merito di avere donato all’umanità un’invenzione davvero fondamentale per il benessere delle persone.
Occhiocapolavoro
Dott. Giuseppe Trabucchi – Medico Chirurgo – Specialista in Clinica e Chirurgia Oftalmica
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Iscrizione Ordine dei Medici Chirurghi di Milano n. 25154